Fumettomondo tra polemiche e crisi di mercato

Scrivo a proposito di una discussione nata nell’universo dei blogger di fumetto. Si tratta di una polemica scaturita da alcune frasi dette da Giacomo Monti a Lucca, durante un dibattito. Le frasi registravano il suo stato d’animo di fumettista che ha deciso di smettere di fare questo lavoro perché non gli permette di campare. Poi ha aggiunto che non legge fumetti, che ci sono tante stronzate in giro (sempre fumetti) e che le istituzioni pubbliche dovrebbero fare qualcosa. Sintesi estrema qui il video. Monti è divenuto conosciuto grazie a Gipi che ha usato il suo libro per fare il suo film “L’ultimo terrestre”. La polemica è sorta più per le libere interpretazioni che per le parole dello stesso Monti. È risorta l’antica polemica tra fumetto d’autore e fumetto commerciale/seriale. A mio avviso fuoriluogo. Il fumetto è un linguaggio e viene usato per raccontare storie, c’è chi lo fa bene e chi male. Al limite ci sono storie che a secondo dei gusti possono più o meno piacere. Ci sono generi, a volte più definiti a volte meno, dove il metro di giudizio può variare. Quando leggo Tex voglio l’avventura, una storia travolgente e appassionante che mi catturi fino alla fine. Se leggo Monti voglio che mi racconti tutte le mille facce delle relazioni umane soprattutto quelle più nascoste ma comuni. Voglio riflettere sul genere umano. Anche quando leggo Tex, tra un emozione e l’altra rifletto sul genere umano, sono riflessioni meno dirette ma non meno importanti. Dopo tutta sta riflessione sul genere umano, vado alla questione per me più interessante che è quella del campare con i fumetti. In effetti chi campa con i fumetti sono solitamente autori, disegnatori, sceneggiatori, editor e di tutti coloro che si occupano della fase produttiva, dei fumetti seriali. Mentre gli autori che pubblicano racconti brevi o libri hanno meno chance. Sono pochi a mio avviso quegli autori che ci riescono e questo è determinato dal mercato del fumetto. Mentre i primi se lavorano per una serie da edicola hanno un pubblico più vasto, i secondi, benché, si stia parlando molto di fumetto d’autore oggi chiamato graphic novel, hanno un numero di lettori molto limitato. Il range delle vendite di un libro distribuito in libreria e fumetteria si aggira tra 400 copie vendute e poco più di migliaia. Poi ci sono quelli che vanno meglio e si aggirano sopra le 1000/1500 (pochi) e poi i successi che arrivano a 5000 (pochissimi) l’eccezione che arriva a 20000 di Gipi con “La mia vita disegnata male”. Anche i numeri del fumetto da edicola è in discesa tranne alcuni capisaldi. Comunque i numeri per stare in edicola sono maggiori altrimenti in edicola non ci si può stare. Ho sentito che a riguardo anche grosse case editrici stanno passando al digitale per stampare qualche testata in un numero più limitato di copie. Insomma per trarne una piccola conclusione direi che il problema è più di numero di lettori che di fumetto di serie A e serie B. Tutti gli editori di fumetto seriale o di graphic novel puntano a stampare molte testate perché tutte vendono sempre qualcosa e in questo momento di crisi bisogna vendere a tutti i costi, al limite limando sui costi, scusate la ripetizione.

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9 risposte a “Fumettomondo tra polemiche e crisi di mercato

  1. per me il problema attuale del fumetto d’autore è che non fa parte della cultura italiana. sono un vecchio lettore e collezionista di fumetti. ho iniziato giovanissimo con i classici fumetti da bambini/ragazzi, zagor, tex, topolino, tiremmola, diabolik , comandante mark, supereroi della marvel……ecc.ecc.. poi ho avuto la grandissima fortuna, crescendo, di conoscere pazienza, tamburini/liberatore, pratt e tanti altri. mi si è aperto un mondo. mi sono disfatto di tutti i fumetti da bambini per poter intraprendere questa nuova e costosa avventura. il problema qual’è. che in italia il fumetto è considerato da molti letteratura per ragazzini, chi inizia a collezionare da giovane arriva ad una certa età e poi smette perchè pensa che il fumetto sia solo questo e volendo crescere intellettualmente passano ai libri. eccetto pochi, non sanno che esiste una letteratura fumettistica colta e stupenda e quindi o smettono o continuano a leggere i soliti tex, zagort ecc. ecc. io non penso che il fumetto è in crisi e me ne accorgo da qualche anno dove sto seguendo tutti i mercatini di fumetti usati su internet, il problema è che le richieste sono tutte rivolte a zagor tex natan never topolino diabolik, dila dog…… nessuna nuova leva è interessato a pazienza, moebius, bilal, binet, konig, breccia, ausonia, magnus e mille altri.
    la stessa cosa nel manga, esiste un 10% della produzione manga fatta di bellissimi capolavori, ma poi nei mercatini
    le richieste sono tutte su dragon bol, naruto, e altre infantili storie.
    scrivo questo perchè ho letto nel tuo articolo che il fumettista monti non legge fumetti perchè ci sono tante stronzate in giro, in realtà, se si sbattesse a cercare, di capolavori nel fumetto d’autore ne esistono…… e tanti, anche d’avventura, senza dover leggere il solito e ripetitivo tex. (comunque ognuno legge ciò che vuole). ciao e grazie per questo spazio.

  2. e concludo dicendo che, per me, il valore di un fumetto non è dato dalla sua rarità (in questi giorni è stato venduto ad un’asta americana il n.1 originale di superman anni trenta a + di 2 milioni di dollari) ma dalla bellezza del tratto e della storia che racconta rilegato in un adeguato formato .

  3. La differenziazione tra “popolare” e “d’autore” è fuorviante. Per me esistono due tipi di fumetti: quelli belli e quelli brutti. Cosa stabilisce quale è bello o brutto? Il favore della critica? Il gradimento dei lettori? Il successo commerciale? La notorietà internazionale? Tutti questi aspetti e allo stesso tempo nessuno. Poichè ogni tipo di fumetto ha un suo segno adatto e viceversa non si può stabilire a priori che lo stile verista (es. Diabolik) sia più bello degli altri (es. Pazienza) o il contrario. Ogni fumetto va contestualizzato. Esistono anche vari formati. Ci vorrebbe più elasticità nei giudizi, poichè la storia del fumetto italiano ha una grande tradizione di stili e generi. Non si dovrebbe generalizzare, secondo me.

  4. sicuramente quello che dici, G:M, è vero. io ho scritto solo della mia personale esperienza, con un po’ di rammarico nel vedere che la maggior parte dei cultori di fumetti sia indirizzata soprattutto sul fumetto popolare per ragazzi tipo zagor tex diabolik, cose che leggevo da ragazzino. vedi, come sono passato nella letteratura scritta da cappuccetto rosso a, non so, kafka, lo stesso passaggio l’ho avuto nel fumetto più impegnato, non riuscirei a leggere alla mia età ancora cappuccetto rosso
    . poi, è ovvio, è solo divertimento, e ognuno legge ciò che più gli aggrada. quello che ho voluto sottolineare è la mancanza di conoscenza di molti in italia del fumetto per adulti, non so, mi da quasi l’idea che quando uno vuol leggere qualcosa di impegnato legga un libro, quando vuole svagarsi o rilassarsi legga il fumetto che leggeva da ragazzo, quando in realtà potrebbe essere il contrario. poi, ripeto, non siamo tutti uguali, dopo tanti decenni di fumetti, se dovessi leggere un diabolik o un tex, mi annoierei meno a fissare un muro bianco per 2 ore.

  5. Si, ma infatti quello che volevo dire è proprio questo: intrattenimento e impegno non sono riconducibili all’opposizione brutto/bello. Esistono bellissimi fumetti d’intrattenimento, come brutti fumetti “impegnati” ma anche il contrario. Come esistono romanzi leggeri e romanzi impegnativi, in entrambi i casi belli o brutti indipendentemente dal contenuto/linguaggio.

    • Sono d’accordo e ritengo che il problema principale è la mancanza di lettori. Di chi è la colpa? Un po’ degli autori, degli editori e dei lettori. Quando qualcuno parla di sostegno delle istituzioni pubbliche verso gli autori in molti pensano alle raccomandazioni e alle truffe. È normale siamo in Italia ma è triste. Dovrebbe esserci un equilibrio tra mercato ed investimento culturale verso ciò che non produce immediatamente ricchezza economica ma sicuramente culturale. Anche qui non c’entra la divisione tra fumetto autoriale e seriale.

  6. sì, il problema è la mancanza di lettori e il menefreghismo delle istituzioni pubbliche a diferenza di alcuni paesi come francia, giappone, olanda, sud america dove il fumetto ha una certa considerazione e risposta di pubblico. in italia, alla fine degli anni 60 è iniziato un periodo d’oro di fermento innovativo del fumetto d’autore, forse il più grande nel mondo per quanto riguarda l’innovazione, autori come liberatore, pratt o crepax magnus hanno influenzato il fumetto mondiale e negli anni 70 era seguito al pari del cinema dai giovani. poi inspiegabilmente con la fine degli 80 è iniziato il calo. non so i motivi, forse l’avvento del digitale, ma una cosa la posso dire. negli ultimi anni ho ripreso a rileggere fumetti comprati 20/30 anni fa e di molti che non mi ricordavo più ho notato che le storie sono incomplete. storie divise in 4 o 5 volumi dove gli ultimi 1 o 2 volumi usciti in tutto il mondo in italia non sono mai stati pubblicati. ripeto, ce ne sono tanti. un esempio su tanti, una bellissima serie della glenat, le avventure della storia, una ventina di racconti di autori diversi e quasi tutti incompiuti. e ciò accade anche nell’ultimo decennio, escono il n,1, 2, 3 ,4 e per alcuni anni in italia l’ultimo numero non viene pubblicato…. e poi, sorpresona…… esce …..L’INTEGRALE, di pessima fattura con le 5 storie complete in un unico volume. risultato, ho speso 70 euro per niente. ripeto, di questi casi, in italia, sul fumetto d’autore ce ne sono molti. intendiamoci, non dico che questo sia la causa del calo d’interesse dei lettori al fumetto d’autore, ma forse, in una minima parte, un pochettino centra.

    • @Ncl le tue riflessioni sono molto suggestive, è molto importante il rapporto tra editori e pubblico e gli episodi che viti di collane interrotte non sono un bell’esempio. Ancora oggi assistiamo a casi simili e non fanno bene al fumetto.

  7. Ho letto per anni fumetti seriali, trovandone alcuni di belli, altri ottimi, altri così così. Oggi farei molta fatica a seguire serie lunghe, lo confesso. Preferisco le cose in singoli volumi o in un numero definito di uscite. Ma secondo me il formato o la foliazione c’entrano poco con la qualità estetica del fumetto. A proposito, mi avete stimolato una riflessione che ho steso sul mio blog!

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